La Unda Radio è ormai un’azienda rinomata sia per la sua continua posizione tecnologica di avanguardia, sia e soprattutto per la grande qualità dei suoi prodotti, l’alta precisione di lavorazione, nonché per la sua serietà. A tal proposito, in uno dei tanti redazionali che la rivista Radio Industria dedica alla Casa, sul n. 2 del settembre 1936 si legge: “… tanto che sul mercato gli apparecchi Unda sono definiti, con bisticcio, – le super super ” appunto per definire la loro superiorità. La loro affermazione che da tempo è dovuta al criterio di serietà industriale che hanno condotto la complessa organizzazione produttiva e di vendita.”
Alla IX Mostra Nazionale della Radio, l’Unda presenta la nuova serie “Super Quadri Unda” e la Radio Balilla “l’apparecchio per il popolo”, il secondo radioricevitore costruito su iniziativa dell’Ente Radio Rurale, sotto la vigilanza tecnica del Ministero delle Comunicazioni. Questo doveva soddisfare l’ambizioso progetto del partito fascista che aveva come slogan “un apparecchio popolare per tutti”. Infatti, se la Radiorurale era destinata alle scuole, alle varie sedi delle Associazioni Combattenti, alle parrocchie, ai Dopolavori, ai sindacati degli agricoltori e a qualche altro ente pubblico, l’obiettivo per la Radio Balilla era quello di poter entrare in ogni casa. Anche nel caso della Radio Balilla fu indetto un concorso per stabilire l’apparecchio tipo. Al concorso parteciparono sedici Ditte. Stabilite le caratteristiche e la “veste” estetica dell’apparecchio, scelto tra una quarantina di progetti presentati al concorso, la produzione venne affidata solo a sette Ditte, e fra queste la Unda.
Nel 1937, l’Unda Radio si trasforma in Società Anonima, portando il capitale sociale a Lire 1.200.000. Intanto le maestranze, presso lo stabilimento di Dobbiaco, erano gradualmente aumentate di numero, arrivando così a circa 200 operai specializzati, per gran parte residenti a Dobbiaco e dintorni. In questo modo l’azienda venne a costituire anche una importante realtà sociale ed economica per la popolazione della Val Pusteria. Venne avviato anche un reparto di falegnameria per la costruzione dei mobili, dando così una maggiore autonomia all’azienda. Nel campo della radio professionale, la Unda Radio progettò e costruì apparecchi rice-trasmittenti per comunicazioni fra i rifugi alpini e le stazioni di fondo valle. Molti di questi apparecchi vennero installati nei rifugi delle Dolomiti, dove vennero impiegati anche per le segnalazioni meteorologiche ad uso della Regia Aeronautica.
Nei primi mesi del 1939 venivano progettati e prodotti gli apparecchi della nuova serie “Sex Unda”, altro grande traguardo per la Casa di Dobbiaco che volle costruire un ricevitore di gran classe che dovesse, grazie alle sue alte prestazioni tecniche, soddisfare tutte le esigenze per una buona ricezione in qualsiasi condizione atmosferica. La serie comprendeva i modelli 761 ricevitore soprammobile a sette valvole (EF8-6L7G-6C5G-6Q7G-EBF2-6L6G-80) con potenza d’uscita di 7 Watt; il 762 che è l’edizione radiofonografo in mobile consolle del modello precedente e il 961 imponente radiofonografo consolle a nove valvole con le medesime caratteristiche del modello 761 ma dotato di due valvole finali 6L6G e di un altoparlante di tipo gigante (320 mm di diametro) che raggiunge una potenza d’uscita di 16 Watt. L’intera serie può ricevere in sei campi d’onda (OL-OM e quattro OC) ed era dotata di sintonia automatica preselezionata, a dieci tasti, realizzata con un sistema puramente meccanico di alta precisione. Tale sistema, consente di sintonizzare dieci stazioni, da scegliere a piacere, nella gamma delle onde medie. Il congegno di sintonia automatica, è collegato al meccanismo di sintonia manuale, che mediante un accoppiamento elettromagnetico, si innesta o si interrompe. Inoltre, un apposito circuito interrompe la ricezione durante la sintonizzazione automatica. Un ulteriore dispositivo rende tutto il processo di sintonia automatica molto silenzioso. Apparecchi, questi, di grande pregio, proposti, come di consuetudine, ad un prezzo concorrenziale. Infatti, il modello 961, veniva proposto al pubblico al prezzo di 5.400 Lire; mentre un apparecchio analogo, quale ad esempio, il modello 1010 prodotto dalla Phonola veniva proposto a Lire 7.200.
La Unda Radio, in quel periodo, si fregiò tra l’altro, di aver fatto dono al Duce , in occasione di un’udienza concessa all’amministratore della Società, di un esemplare del mod. Sex Unda 761.
Nella primavera del 1940, a seguito degli accordi Italo-Germanici del 23 giugno 1939, sottoscritti a Berlino presso il comando delle SS, nei quali venne stabilito il trasferimento dei Sudtirolesi nel Reich, l’Unda Radio si trasferisce a Como, in Via Mentana al civico 20. Tali accordi davano la possibilità, agli abitanti del Sudtirolo, di optare, entro il 31 dicembre del 1939, e quindi di scegliere se rimanere nell’Italia fascista con l’obbligo di perdita della loro identità etnica e linguistica e di obbedienza al Duce, oppure di espatriare definitivamente nella Germania nazista.
L’Unda Radio, anche a causa dell’espatrio forzato di moltissimi dipendenti, scelse di rimanere in Italia e di trasferirsi a Como, città natia di Alessandro Volta.
Nonostante la difficile situazione generale (ricordiamo che il 10 giugno del 1940 il Duce, dal balcone di Palazzo Venezia, annunciava l’entrata in guerra dell’Italia), sommata al disagio del trasloco e al problema del reperimento delle nuove maestranze, il 14 dicembre dello stesso anno alla presenza delle autorità e di importanti personalità della città di Como, di alti gerarchi fascisti, della stampa locale e tecnica del settore, venne ufficialmente inaugurato il nuovo stabilimento. Nella stessa ricorrenza, le diverse autorità e personalità intervenute, sotto la guida di Max Glauber, dei fratelli Amonn e di Theddy Mohwinckel, ebbero modo di visitare i vari reparti in funzione e seguire così le varie fasi di costruzione degli apparecchi a partire dall’ufficio progettazione, passando attraverso le varie fasi di montaggio, di taratura, e fino al reparto collaudi. Nel nuovo stabilimento venne costituito il Dopolavoro Aziendale e la mensa per i dipendenti. Il giorno dell’inaugurazione, la signora Glauber, madrina dell’evento, ricevette in dono da un’operaia, un mazzo di orchidee.
La Unda si insediava in un vecchio stabile edificato alla fine del 1800 per un’azienda che operava nel settore tessile e produceva velluto. Dopo il fallimento di quest’ultima lo stabile fu acquisito dal sig. Giampietro Dell’Oca che accettò di affittarlo alla Unda. Di lì a poco (il 26 settembre del 1940) il capitale sociale venne ulteriormente aumentato arrivando così a Lire 2.900.000.
Nel contempo, alla IX Mostra Nazionale della Radio, svoltasi nel settembre del 1937, l’Ente Radio Rurale lanciava anche il modello “Radio Roma”, il nuovo ricevitore per il popolo, che andava a sostituire la “Radio Balilla”. La Unda non produsse mai la Radio Roma e non partecipò nemmeno al concorso indetto per stabilire l’apparecchio tipo.
Alla XII Mostra Nazionale della Radio, tenutasi alla Permanente nei giorni dal 14 al 22 settembre del 1940, la Unda è già in piena attività e presenta ben cinque modelli della serie “Quadri Unda”: 541, 534, 542, 544 e 545 e cinque modelli della serie “Sex Unda”: 761,762,763,764 e 961.
Alla XIII Mostra Nazionale della Radio (1941), ultima edizione di questa importante rassegna, interrotta poi dalla guerra, la Unda Radio presenta per la prima volta tre modelli della nuova serie “Penta Unda” ed esattamente il 651, il 652 e il 653. I primi due sono ricevitori soprammobile a sei valvole (6A8-6K7-6K7-6Q7-6V6-5Y3) che si differenziano solo per l’esecuzione del mobile e il 653 rappresenta l’edizione radiofonografo montato in mobile consolle.
A questo punto gli eventi bellici paralizzano la produzione di apparecchi civili e vengono messi in produzione apparecchiature militari quale: la stazione RB 30 che è un complesso radiotrasmettitore installato a bordo dei caccia italiani, seguita subito dopo dalla stazione RB 30 T bis, entrambi progetti della Allocchio Bacchini ma realizzati con alcune modifiche anche dalla Unda e di apparecchiature per la Marina come il ricevitore modello RR 2 ed il trasmettitore modello TPR 20, progettati e prodotti inizialmente dalla Marelli.
Nel 1943, attraverso un redazionale apparso sul n. 101-102 della rivista Radio Industria la Unda informa che su progetti del dott. Fausto Bruno la Società iniziava la produzione di strumenti di misura ed esattamente un oscilloscopio a raggi catodici denominato F. 125 e un ondametro denominato F. 122. La lettera F fa riferimento proprio al nome del progettista (Fausto). Nonostante la guerra, nel 1944, viene presentato il modello “Tri Unda” 53/4 e nel 1945 l’Azienda presenta due amplificatori, il modello P. 5/1 con erogazione di 35 Watt e il modello P. 5/2 tipo portatile di media potenza, 15 Watt. Sempre nel 1945, presenta il primo modello della serie “Octa Unda”; il 98/1, supereterodina a nove valvole, atto alla ricezione di otto gamme d’onda (OL-OM e sei in OC e OCC) e il “Quadri Unda” 54/1; supereterodina a 5 valvole (ECH4-6K7G-6Q7G-6V6G-5Y3G) per la ricezione in onde medie e tre gamme d’onda corte.
1936-1945 Styling e consumismo
In America la crisi economica del 29 viene superata dall’invenzione dello styling, ossia la forte caratterizzazione dell’oggetto per mezzo di uno stile che cambia ogni anno.
Nasce così il consumismo come modello di sviluppo economico capitalista. Il mondo del design, che sempre rifiuterà lo styling e il consumismo, continua a cercare la forma nei materiali; oggetti come il telefono, la macchina da calcolo e l’automobile prendono una loro forma.
Radio e Design
Allo scopo di diffondere maggiormente la propaganda politica e l’ideologia di regime, i governanti del tempo incentivano la produzione e la distribuzione di apparecchi riceventi, che vengono così offerti a prezzi “popolari” con chiari richiamo estetici a simbologie di regime. La Radio, prodotta in grande serie, si comapatta ulteriormente e passa da una forma a sviluppo verticale ad una struttura mista. Appare “la scala parlante”, indicatore di sintonia con evidenziato il nome della stazione emittente, in luogo di una indicazione genericamente numerica, tipica degli aparecchi dell’era precedente.